Digital360 Awards, i CIO giurati e l’innovazione digitale: Lorenzo Anzola (Mapei)

La giuria dell’edizione 2018 dei Digital360 Awards è composta da 70 CIO e Top Manager delle più importanti imprese italiane, chiamati a selezionare i più interessanti progetti italiani di innovazione digitale. All’avvicinarsi dell’evento, abbiamo chiesto a diversi dei giurati quali benefici si aspettano da questa esperienza, e come stanno vivendo la trasformazione digitale nella loro quotidianità professionale.

Protagonista di questa intervista è Lorenzo Anzola, Corporate IT Director di Mapei, uno dei più interessanti esempi di “multinazionale familiare” italiana. 80 anni appena compiuti (è stata fondata nel 1937), Mapei produce adesivi e prodotti chimici per l’edilizia, e nel 2016 ha realizzato 2,4 miliardi di fatturato con 73 impianti di produzione in funzione in 33 paesi diversi, e 10mila dipendenti. Tra le 81 consociate ha anche una squadra di calcio di serie A, l’US Sassuolo Calcio, e l’amministratore unico Giorgio Squinzi, nipote del fondatore, è stato presidente di Confindustria tra il 2012 e il 2016.

«In Italia purtroppo è difficilissimo veder nascere realtà di tecnologia avanzata in grado di conquistare quote e mercato anche all’estero», ci spiega Anzola. «Per questo apprezzo e supporto l’impegno di Digital360 con gli Awards di dare evidenza a proposte italiane di innovazione “intelligente”, in uno scenario in cui tradizionalmente la maggiore visibilità va a offerte americane o di altri paesi che sono rappresentate qui in Italia solo da filiali commerciali».

Mapei, un insieme di business a km zero

Seguire l’evoluzione digitale, continua Anzola, è importante anche per capire come rendere produttiva l’innovazione in un modello di business molto particolare come quello di Mapei. «Siamo tanti business a km zero. In ogni paese dobbiamo produrre ciò che vendiamo in quel paese, perché altrimenti i costi di trasporto di materie prime e prodotti finiti significherebbero insostenibilità economica certa».

Un modello molto locale, quindi, in cui è complicato trovare l’approccio migliore per supportare il business con le tecnologie. «Solo per alcune cose ha senso un approccio globale, per esempio abbiamo un data center centralizzato a Milano, ma anche in questo caso c’è il problema di rendere disponibili dati geolocalizzati nelle country più lontane, per esempio l’Indonesia, senza che i tempi di latenza rendano improduttivo il normale uso del sistema aziendale».

Per questo, continua Anzola, parlare genericamente di Big Data o Internet of Things per un caso come Mapei non ha molto senso. «Abbiamo decine di stabilimenti in tutto il mondo, ma moltissimi hanno meno di 20 utenti. Solo poche fabbriche hanno una massa critica tale da meritare una valutazione economica costi/benefici su un progetto di IoT o Industria 4.0, con macchine connesse e così via. Per ora per i piccoli stabilimenti investiamo solo su soluzioni economicamente sostenibili, anche se banali, come la lettura automatica da remoto, in cloud».

Servono tecnologie Industria 4.0 anche per i piccoli stabilimenti

Un ragionamento che vale allo stato attuale delle tecnologie. «Con l’evoluzione digitale le cose possono cambiare, siamo interessati a innovazioni che rendano economicamente conveniente investire in tecnologie Industria 4.0 anche nei piccoli impianti».

Per ora, aggiunge Anzola, Mapei ha utilizzato il piano Industria 4.0 soprattutto per l’evoluzione dei sistemi CRM ed ERP. «Stiamo cercando di portare in Cloud tutto il CRM a livello mondiale. È un progetto importante perché il CRM è la base di informazioni su cui si fonda non solo il dialogo dell’azienda con la forza vendita, ma anche la diffusione della cultura aziendale in tutto il mondo. È cruciale usare tutti lo stesso linguaggio, in modo da poterci capire quando parliamo di numeri e di confronti».

Questo progetto, sottolinea il Corporate IT Director di Mapei, permetterà di avere sempre l’ultima release disponibile senza dover fare upgrade, ma soprattutto comporta la revisione e consolidamento di tutto il database. «Quando siamo partiti con la prima installazione del CRM, nel 2008, abbiamo creato delle strutture di dati “single company”. Adesso vogliamo creare un database unico ma geolocalizzato su cinque regioni, in modo da ottimizzare tempi di risposta e manutenzione del sistema. La stessa cosa stiamo cercando di farla con il sistema ERP. Insomma, in questo momento stiamo lavorando pesantemente sull’area più “tradizionale” del sistema informativo».

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